Oggi, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, all'interno del corso di Comunicazione Interculturale tenuto dalla prof.ssa Chiara Giaccardi si è discusso di tradizione e modernità, attraverso la proiezione di alcune sequenze tratte dal film Moolaadé, ultima opera di Sembéne Ousmane, che narra la storia di una ribellione, quella di Collé Ardo, unica donna nel suo villaggio a non aver mai escisso la figlia. Quando sette bambine si presentano a casa sua chiedendo protezione (la Moolaadé), Collé decide di cercare di cambiare lo stato delle cose.
All’incontro è intervenuto il critico cinematografico tunisino Tahar Chikhaoui che ha dibattuto con gli studenti. “Attraverso i suoi film, il regista senegalese ha sempre cercato di mostrare la realtà come dovrebbe essere. In questo si realizzava per lui l’autorità dell’arte. Questo film è una vera e propria proposta estetica: c’è un grande uso di colori, di vestiti e musiche ricercate. Perché è la bellezza che può cambiare la realtà. La mutilazione è un atto contro l’armonia del corpo femminile e, come tale, viene condannata”.
Nel cinema di Sembéne Ousmane non vi sono conflitti tra le culture. Il contrasto è all’interno di una stessa comunità ed è legato al potere. Gli scontri sono per stabilire chi lo detiene, questi scontri avvengono sia tra gli uomini e le donne, sia tra le donne stesse ed, inoltre, tra generazioni diverse. Da un punto di vista stilistico le inquadrature sono lineari. Non c’è sperimentalismo perché il messaggio deve essere a tutti i costi compreso. Il regista scriveva i suoi film, come precedentemente i suoi romanzi, per comunicare e svelare ciò che andava cambiato.
(Dafne)
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