Juizo

 Film documentario in concorso per la sezione " Documentari Finestre sul Mondo", Juizo muove i suoi passi all'interno degli istituti di ri-educazione per minori a Rio de Janeiro, in Brasile. Pur essendo un documentario , i ragazzi presenti sono attori, a causa di una legge che impedisce che i carcerati siano ripresi con una telecamera.

Il documentario è molto ben costruito: non ci sono voci fuori campo, né spiegazioni per lo spettatore che segue passo per passo il colloquio tra il giudice e il ragazzo/a accusato/a, il suo trasferimento al carcere in camionette di sicurezza e il suo "soggiorno" in posti fatiscenti, con guardie ciniche, topi, sporcizia e omologazione. Emerge in modo netto la visione di Maria Augusta Ramos: in questi luoghi non esiste alcuna effettiva possibilità di migliorare questi ragazzi, né di rieducarli. Spesso però fa dire alla giudice - un personaggio davvero particolare, perché obbligato a prendere le distanze in senso emotivo per applicare la legge con rigore, ma non sempre convinto delle sue scelte - che la soluzione è andare a scuola; lei lo dice a tutti, ai ladruncoli, agli spacciatori e alle loro madri. L'istruzione è quello che li può migliorare e solo quella, perché nel suo cinismo giuridico la giudice proclama spesso la verità delle cose: " Se scappi dall'istituto, se torni nella favela, se non vai a scuola, rischi di prenderti un proiettile dai narcotrafficanti. Noi non vogliamo la tua vita. Loro sì". E prima dei titoli di coda vedremo che c'è davvero chi ha fatto quella fine.

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