Omaggio a Sembène Ousmane

«Considero il cinema un mezzo di azione politica. Nonostante ciò, non voglio fare dei "film manifesto". I film rivoluzionari sono un'altra cosa. In più, non sono così naif da pensare di poter cambiare la realtà senegalese con un singolo film. Ma penso che, se ci fosse un gruppo di registi che realizzasse film con lo stesso orientamento, noi potremmo in piccola parte modificare lo stato di cose presenti». Questo era il motivo che spingeva il regista senegalese, scomparso il 9 giugno 2007, a creare. Questa era la sua personale ossessione.

Sembène è considerato uno tra i più grandi autori e cineasti della cultura africana. A quarant’anni intraprende il suo viaggio nel mondo del cinema, tenendo sempre presente l’idea dell’arte come mezzo rivoluzionario di comunicazione con le masse, un modo per arrivare direttamente alle coscienze delle singole persone. Un vero e proprio poeta, che, attraverso la scrittura e il cinema, è riuscito a trattare le problematiche di un continente non ancora libero dal retaggio coloniale, ma, soprattutto, ancora sospeso tra tradizione e modernità.

Da Guelwaar realizzato nel 1992 in cui, attraverso l’efficace uso del flashback, viene ricostruita la vita di un coraggioso leader africano, film con cui Sembéne approda alla Mostra del Cinema di Venezia, sino al più recente, nonchè suo ultimo lungometraggio Moolaadé, del 2004, in cui esplora con grande sensibilità il tema dell'escissione, presentato a Cannes nella sezione Un certain regard, l'autore entra a far parte della rosa di registi del continente africano più noti, ammirati e rispettati a livello internazionale. A dimostrare che la capacità e l’onestà del racconto sono sempre le chiavi per incantare e lasciare il segno.

(Dafne)

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